La fecondità artistica di Oriana è sbocciata, dopo un lungo periodo di incubazione, senza clamore ma con la semplicità propria della natura. E quasi senza che ce ne siamo accorti ci troviamo ora di fronte a una produttività intensa e varia, espressione di una sensibilità profonda e ricca. Oriana ha conquistato la sua maestria e capacità tecnica perseguendo con grande tenacia nel corso della sua vita, il lavoro creativo attraverso le incombenze imposte dalla famiglia e dal lavoro, e con la sua determinazione è riuscita a tener vivo e coltivare il seme della necessità creativa attraverso gli anni. E’ proprio questa concretezza, questa solidità, questa determinazione, la cifra più evidente della sua personalità artistica: Oriana scultrice spiega che il suo è un ‘lavoro da muratore, un lavoro dove ci si sporca le mani e ci si stanca fisicamente” e lo dice con grande orgoglio. Concretezza e solidità sono spiegati anche dalla scelta dei soggetti, che gravitano tutti attorno al tema della figura umana nella realtà vissuta: dai volti dei suoi cari, (in particolare i bimbi), a persone in movimento (i sufi o figure con vesti che sembrano mosse dal vento, o i danzatori, o figure che si esprimono con sguardi e gesti) o situazioni ambientali derivate dal rapporto con la natura.

I molti disegni che hanno il compito di preparare, accompagnare, servire il momento della modellazione, mettono in risalto il suo metodo di approccio alla realtà: una osservazione attenta del soggetto con il quale Oriana si mette in dialogo immedesimandosi attraverso la forza del colore, l’intensità di chiaroscuri molto contrastati, un segno ricco, morbido, fluido e abbondante che cerca di cogliere la complessità, la ricchezza che sta davanti a lei, senza bloccarlo. “Quando mi metto di fronte a qualcosa che mi interpella, - spiega - cerco di farlo con umiltà, perché capisco che ho bisogno di imparare. Un giorno mentre disegnavo dei bellissimi girasoli mi sono accorta di tanti particolari stupendi della natura: l’insetto, la farfalla, etc. e ne ho goduto. Disegnare è in fondo un atto d’amore, e quando uno compie un’ opera d’arte, per piccola che sia, fa una esperienza importante per l’espressione di sé, e questa è comunque una cosa ‘grande’”. Come la natura meravigliosa nei suoi infinitesimi dettagli. Già, il rapporto con la natura è il fil rouge delle opere di Oriana. A volte è esplicito, come la rappresentazione del bellissimo cigno, a volte è la statua stessa che è posta in mezzo al giardino, quasi a prendere vita nel dialogo con la natura; la vitalità stessa delle sue composizioni richiama alla sostanza della natura che è lasciar trasparire la vita, che è gesto di amore, armonia, infine bellezza: come si percepisce di fronte ai sufi, figure rese pure nella essenzialità della forma e bellissime nel punto di equilibro fisico nel baricentro delle masse: l’armonia si fa qui non solo forma e materia ma anche energia. La vita della forma e la purezza della forma: due aspetti con cui Oriana rende l’arte sacra.

Cioè un inno di lode a Colui che crea e ricrea tutte le cose, come un artista. I primi volti di Cristo sono quelli di un uomo che soffre, in cui sono rispecchiate le nostre – sia pur piccole – sofferenze. Ma, statua dopo statua, negli ultimi soggetti Oriana riesce a dar voce in modo sempre più efficace a quanto il soggetto sacro ha il compito di mostrare: che il Mistero si è fatto carne ed abita in mezzo a noi, nelle nostre cose quotidiane come il gesto semplice del falegname al lavoro o quello di una madre che accarezza il figlio. L’opera più intensa è il Crocifisso, il Cristo crocifisso così ‘giusto’ nelle sue proporzioni eppure vivo nella sofferenza: gesto compiuto di Amore. Gesto compiuto con amore quello di Oriana nel modellare la creta, che l’artista sceglie proprio perchè materiale docile sotto la sua mano anche se così delicato da imporre tutta l’attenzione e la cura nel trattarlo. E’ questa, dice Oriana, l’obbedienza che richiede ogni opera che sia capace di esprimere il nostro essere più vero.

Emanuela Centis, architetto